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Visite culturali

 

 

La Vienna ebraica

 

 

La prima volta che viene menzionato un ebreo a Vienna è nel 1190, e si tratta di un certo Shlom, finanziatore alla corte dei Babenberg. Da allora gli Ebrei hanno giocato un ruolo rilevante nella vita politica, economica e culturale della città. Il primo insediamento importante si trovava nell’area dell’odierna “Judenplatz” nei pressi della residenza ducale; poi, però, la comunità fu annientata per due volte (1421-21 e 1670) e le sinagoghe furono rase al suolo. Fino alla fine del Settecento, soltanto poche persone - i cosiddetti “agenti di corte”, ossia finanziatori e fornitori della corte imperiale - godettero del privilegio di soggiorno all’interno delle mura della città.

La situazione politica e sociale della comunità migliorò notevolmente in seguito alla “Patente di tolleranza”, promulgata da Giuseppe II nel 1782. Molti ebrei abbracciarono ormai la via dell’assimilazione assumendo lo stile di vita dell’alta borghesia liberale. In quell’epoca nacquero, tra l’altro, i famosi salotti letterari, il più prestigioso dei quali fu quello di Fanny Arnstein, punto di incontro di intellettuali e scrittori durante il Congresso di Vienna e la Restaurazione.

 

L’epoca più importante per gli ebrei viennesi è stata quella di Francesco-Giuseppe. L’afflusso continuo di abitanti provenienti dalle province orientali dell’Impero portò la comunità nel 1900 a ben 180.000 persone (il 10% della popolazione – la più grande in Europa!). Banchieri e industriali dettero un notevole contributo all’industrializzazione e allo sviluppo della monarchia austro-ungarica. Ancora più significativo è l’apporto culturale dell’intellighenzia ebraica alla modernità viennese, anche se l’antisemitismo aggressivo di fine Ottocento, propagato dai nuovi partiti di massa (i nazionalisti tedeschi e i cristiani sociali), mise in gravi difficoltà il progetto dell’assimilazione della popolazione ebraica. Così desiderosi di alternative al liberalismo borghese, molti si indirizzarono verso il sionismo di Theodor Herzl o il movimento dei socialdemocratici.

La maggior parte degli Ebrei ha vissuto il crollo dell’Impero austro-ungarico come un’esperienza traumatizzante: lo stato asburgico aveva comunque offerto loro una qualche sicurezza e un’identità sia pur precaria. In tal senso, non è un caso che siano stati proprio scrittori ebraici – ad esempio Stefan Zweig, Joseph Roth, Arthur Schnitzler - a immortalare nelle loro opere il mondo austro-ungarico e la sua ineguagliabile atmosfera.

Il regime nazista cancellò quasi ogni traccia di civiltà ebraica in Austria facendo sparire con essa un capitolo primario della sua identità e cultura. È responsabilità morale dell’Austria di oggi mantenere viva la memoria di quanto è accaduto, anche nell’interesse delle generazioni future: fa ben sperare, in tal senso, la presenza di una nuova comunità ebraica nella capitale. È auspicabile che in futuro questa comunità si possa sviluppare in un clima di pace e di rispetto da parte della maggioranza.

 

 

Itinerario

 

La visita inizia nel vecchio “ghetto” della Leopoldstadt, dove, fino al 1670, sorgeva la sinagoga. Passando per la Sperlgasse, via principale del “ghetto”, arriviamo all’antico sito del cosiddetto “Tempio turco”, sinagoga dei sefarditi a Vienna, oggi distrutta. La vicina Praterstrasse ci porta in un mondo del tutto diverso: questo elegante boulevard ottocentesco, qualche volta chiamato la “Broadway viennese”, era infatti - con i suoi teatri, caffè e sale da ballo - il quartiere dei divertimenti. In questa zona si trovava anche il vecchio Carl-Theater, il più famoso per la commedia popolare e teatro di Johann Nestroy, distrutto nell’ultima guerra. Furono proprio gli spettacoli del Carl-Theater ad avviare il giovane Arthur Schnitzler all’arte drammatica; la sua casa natale si trova a poca distanza.

Avendo attraversato il canale del Danubio raggiungiamo il centro storico (1° distretto). Molti commercianti ebraici avevano i loro negozi attorno all’odierna Ruprechtsplatz. Il nome “Judengasse” evoca ancora oggi la loro presenza.

Nella vicina Seitenstättengasse si trova l’unica sinagoga scampata al terribile pogrom del 1938. La piazza Hoher Markt ci fa ricordare il famoso salotto di Fanny Arnstein, mentre sul vicino Bauernmarkt troviamo la casa di Samuel Oppenheimer, noto agente di corte alla fine del ‘600. Con il Graben, Dorotheergasse e Stallburgasse entriamo nell’affascinante mondo dei caffè e dei loro originali ospiti, come il poeta Peter Altenberg. Nella Dorotheergasse, non lontano dal famoso caffè Hawelka, si trova ilMuseo ebraico. Dopo un’incantevole passeggiata nello storico quartiere di Tuchlauben (Tuchlauben, Kleeblattgasse, Kurrentgase) arriviamo al cuore del “ghetto” medievale (Judenplatz). Qui troviamo il monumento di Rachel Whiteread dedicato alle vittime della shoa e costruito sui resti della sinagoga trecentesca. E in questo luogo di memoria finisce la nostra passeggiata, mentre la visita personale può continuare presso il museo, che presenta la vita degli ebrei nel medioevo e gli scavi dell’antica sinagoga.

 

 

Informazioni pratiche

 

PUNTO D’INCONTRO: Stazione di metro Taborstrasse; uscita: Taborstrasse.

Raggiungibile con la linea U2!

DURATA DELLA VISITA: 2 ore e mezza.

FINE DELLA VISITA: Judenplatz (primo distretto).

LETTURE:

Robert S. Wistrich, A. Serafini, Gli ebrei di Vienna (1848-1916). Identità e cultura nella capitale di Francesco Giuseppe, Rizzoli 1994.

Arthur Schnitzler, Professor Bernhardi, Ubulibri 2001.

Stefan Zweig, Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo, Mondadori 1994.